27 luglio 2010

Il paradiso degli orchi - Daniel Pennac

Un eroe, Malaussène, che come lavoro fa il "capro espiatorio". Una famiglia disneyana, senza mamme e babbi, con fratellini geniali, sorelle sensitive, una "zia" maschio protettrice di vecchietti, ladri e travestiti brasiliani, una "zia" femmina super-sexy, ritratto irresistibile del giornalismo alla "Actuel", una misteriosa guardia notturna serba, un cane epilettico. Questa esilarante banda di personaggi indaga su una serie di oscuri attentati, sull'orrore nascosto nel Tempio del benessere, un Grande Magazzino dove scoppiano bombe tra i giocattoli e un Babbo Natale assassino aspetta la prossima vittima. Un'altalena tra divertimento e suspence, tra una Parigi da "Misteri" di Sue e una Parigi post-moderna dove proliferano i piccoli e grandi "orchi" che qualcuno crede estinti. Degli orchi si può ridere o si può tremare. Uno scrittore d'invenzione, un talento fuori delle scuole come Pennac, non ha certo paura di affrontarli con l'arma che lui stesso così definisce nel libro: "l'umorismo, irriducibile espressione dell'etica".

Recensione

Questo romanzo credo sfugga alle categorie prefissate, o, meglio, gliene si possono assegnare tante quanti sono i suoi lettori.

Lo potrei definire ‘giallo’, perché in fin dei conti, anche se inizialmente lo sembra ben poco, si delinea ben presto un mistero che ha alla base un crimine e che al termine del romanzo trova una sua soluzione. Ma definire questo libro di Pennac ‘giallo’ significherebbe svilirlo, perché giocoforza si metterebbero sotto silenzio molti altri elementi.
L’ambientazione ha del fantastico. Non un fantastico canonico, con fatine, elfi e orchi (i titoli traggono in inganno, ma forse nemmeno tanto), ma un fantasy alla Stefano Benni, che però più che possedere elementi pienamente fantastici procura al lettore una sensazione di incredulità. Non ci sono fate, è vero, ma pensare a unacasa piena di ragazzi e bambini figli di padri diversi e della stessa madre assente che continua a scodellarne di nuovi con il compagno di turno, come minimo ha dell’inverosimile.
Soprattutto se Malaussène, il figlio maggiore, fa di professione il capro espiatorio (ossia, dietro retribuzione si fa maltrattare dal responsabile dell’ufficio reclami davanti ai clienti insoddisfatti, che puntualmente impietositi ritirano il reclamo), Clara fotografa le terribili realtà di cui ha paura, Thérèse è appassionata di occulto, astrologia e cartomanzia, Jérémy è un piccolo teppista, Piccolo non ha un nome e disegna scene non esattamente alla portata di un bambino dell’asilo, il lurido cane Julius ha un che di comicamente fumettesco.
Soprattutto se Malaussène inventa storie straordinarie, che spesso interrompono la narrazione.
Soprattutto se, attorno a questa strana famiglia, gravitano personaggi altrettanto strambi, come il vecchio e gaio Théo, con i suoi amici viados e le sue collezioni di abiti da far invidia a Ken, il vecchio ex militare serbo Stojil, guardia notturna dei grandi magazzini con una spiccata passione per gli scacchi e per raccontare sempre la stessa storia, o la zia Julia, che zia non è né tantomeno vecchia (non si chiama nemmeno Julia), anzi, è una giornalista decisamente piacente e disinibita.

In questo panorama scientificamente realistico ma degno di un fumetto, nei grandi magazzini in cui Malaussène lavora iniziano ad esplodere poco fantastiche bombe nei posti più disparati e nei momenti meno opportuni, ma sempre quando il povero protagonista è nelle vicinanze. Le bombe provocano morti molto poco fumettesche (che decisamente portano il romanzo un po’ più su nella scala del target), il che, naturalmente, convince gli inquirenti a sospettare del capro espiatorio di turno. Ed ecco quello che è il filo portante del romanzo, ma che passa quasi in secondo piano rivestito com'è dai comici siparietti dei personaggi.

Voler descrivere qualcos’altro della trama sarebbe una follia bella e buona: in un sarabanda di eventi rocamboleschi che rivelano una straordinaria creatività da parte dell’autore (supportata dalla brevità dei capitoli e dall’incisione dei periodi) si muove un ampio cast di personaggi inverosimili e divertenti. Il tono favolistico e scanzonato non deve però trarre in inganno, perché a volte il romanzo scivola in note amare che ne intensificano ulteriormente il valore, rendendolo adatto a diverse fasce di pubblico. Riesco dunque a capire perché la saga di Malaussène sia così amata in tutto il mondo, persino qui in Italia, e perché la scrittura di Pennac venga spesso associata a quella di Benni, che però, oltre a scivolare molto più nell’irreale, è permeato di una nota satirico-politica quasi del tutto assente nei romanzi dell’autore francese.


Il paradiso degli orchi è solo il primo romanzo dell'amatissima saga di Pennac; segue l'elenco dei libri di cui si compone, tutti pubblicati dalla Feltrinelli:

  • Il paradiso degli orchi
  • La fata Carabina
  • La prosivendola
  • Signor Malaussène
  • Ultime notizie dalla famiglia
  • La passione secondo Thérèse

Giudizio:

+4stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Il paradiso degli orchi
  • Titolo originale: Au bonheur des ogres
  • Autore: Daniel Pennac
  • Traduttore: Mélaouah Y.
  • Editore: Feltrinelli
  • Data di Pubblicazione: 2002
  • Collana: Universale Economica
  • ISBN-13: 9788807812101
  • Pagine: 206
  • Formato - Prezzo: Brossura - 7,50 Euro

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