6 agosto 2009

La casa del sonno - Jonathan Coe

Cuore di questo romanzo è un edificio abbarbicato in cima a uno scoglio a picco sull'oceano: la "casa del sonno" del titolo. Nei primi anni Ottanta è un alloggio per studenti universitari. E' qui che si incontrano, si sfiorano o s'ignorano i destini dei personaggi.






Recensione

L’impressione ricevuta questo libro è senza dubbio positiva, anche se non sarei in grado di affermare quanto: l’idea è originale, e una volta tanto la quarta di copertina dice qualcosa di vero: E’ un autentico ‘castello dei destini incrociati’.
Le vicende dei personaggi, in un modo o nell’altro, sono infatti intrecciate con catene che, più ‘del destino’, mi verrebbe di definire ‘della più sfrenata casualità’: Sarah, Robert, e Terry da un lato, Veronica, Gregory e Ruby dall’altro. Coincidenze che legano le loro vite, a distanza di quasi quindici anni, in nuove e inaspettate combinazioni.

Amo i libri in cui i gomitoli della sorte si intrecciano, come tessere di un puzzle che combaciano fino a formare un incastro perfetto: è il caso de La casa del sonno. La struttura è già di per sé insolita: i capitoli dispari coprono alcuni mesi tra il 1983 e il 1984, che i protagonisti trascorrono nella casa studentesca di Ashdown, mentre quelli pari sono ambientati nelle ultime due settimane del giugno 1996, nella stessa Ashdown che è ora diventata una clinica. Il libro è inoltre diviso in blocchi che richiamano le fasi del sonno, dalla veglia al REM: ed è il sonno, infatti, il motore principale della narrazione. Tutti i personaggi patiscono disturbi del sonno, o li studiano. Sarah è narcolettica e catalettica (ha sogni così vividi che si sostituiscono ai ricordi della realtà), Gregory, il suo compagno, è un giovane e indifferente studente di psichiatria interessato alle sue patologie, Terry dorme quattordici ore al giorno, più felice nei sogni che nella realtà, Ruby parla nel sonno, Robert è pazzamente innamorato di Sarah, la quale, interrotta la relazione con Gregory, ha una lunga parentesi con Veronica, appassionata di teatro. Le loro storie si intrecciano diverse volte nel 1984, per poi avvolgersi ancora una volta nel 1996, attorno alla clinica, di proprietà del dr. Dudden, in cui la cura dei disturbi del sonno è solo una facciata per nascondere misteriosi esperimenti che avvengono nel sottosuolo.

Il libro affronta nozioni di politica, di cinema, di psichiatria, a volte in maniera un po’ prolissa e superflua, ma tocca anche temi più umani come l’omosessualità, il malessere giovanile, le patologie psichiatriche; ma è soprattutto il rapporto con il sonno che viene analizzato in maniera brillante: c’è chi si rifugia nel sonno come manto rassicurante che protegge dal grigiore della vita, chi lo ripudia come spreco del proprio tempo, chi vorrebbe avere con il sonno un rapporto normale.
E tuttavia c’è qualcosa di un po’ impersonale, di un po’ superficiale nella narrazione: qualcosa che impedisce di penetrare nella vicenda, di identificarsi con i personaggi, di emozionarsi insieme a loro. Forse perché è superficiale l’analisi dei loro pensieri, e l’attenzione è posta tutta nella narrazione delle vicende.
Certamente qualcosa mi rimarrà di questo libro, ma non saranno i personaggi.

Giudizio:

+4stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: La casa del sonno
  • Titolo originale: The House of Sleep
  • Autore: Jonathan Coe
  • Traduttore: Scarpa D.
  • Editore: Feltrinelli
  • Data di Pubblicazione: 2003
  • Collana: Universale Economica
  • ISBN-13: 9788807815638
  • Pagine: 312
  • Formato - Prezzo: Tascabile - 8,00 Euro

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