11 aprile 2011

Rapsodia su un solo tema - Claudio Morandini

Nel 1996 Ethan Prescott, giovane compositore di Philadelphia, si reca più volte in Russia a incontrare l’anziano collega Rafail Dvoinikov, per una lunga intervista che è anche l’omaggio di un discepolo nei confronti di un maestro quasi dimenticato. Il titolo del progetto, Rapsodia su un solo tema, rimanda a una delle partiture più emblematiche di Dvoinikov.
Il vecchio rievoca infanzia e giovinezza, incontri, amori, umiliazioni, con la libertà e il disincanto di chi finalmente non deve più rendere conto a nessuno. La sua musica e le sue parole dimostrano che si può rimanere liberi, come artisti e come uomini, anche sottostando alle direttive di un potere oppressivo.
Schiudendosi come una matrioska, questo romanzo combina tentativi di saggio, pagine di conversazioni e di diario, verbali di interrogatori, trascrizioni da un pamphlet settecentesco, per raccontare di musicisti che parlano di altri musicisti che raccontano di altri musicisti che immaginano la vita di altri musicisti ancora.
In sottofondo, la Storia, spesso dolorosa ed enigmatica, del Novecento.

Recensione di Polyfilo

Se fosse un testo classico sarebbe una satira menippea.

La commistione di generi letterari creata da Morandini dà al racconto di questi incontri, che di solito si assocerebbero a barbose pubblicazioni accademiche, un tono fresco, scorrevole, avvolgente, riuscendo a dosare nel giusto equilibrio una sottile vena di ironia con temi profondi e complessi.

La vita privata di Ethan Prescott, musicologo di livello in un ateneo americano e la sua relazione con un jazzista meticoloso e insicuro di dieci anni più grande di lui si mescolano alla biografia di un importante compositore passato attraverso le censure della Russia stalinista, ai suoi ricordi e a documenti che ne raccontano le vicissitudini burocratiche, e a riflessioni più generali sulla storia della musica, e talvolta sulla Storia stessa.

Piccole o grandi storie sono frammiste alla Storia maiuscola sullo stesso livello narrativo: i turbamenti di Ethan, che inaspettatamente, anche per sè stesso, subisce il fascino della solitaria segretaria di Dvoinikov, Paulina, tanto da esserne quasi sconvolto; la quotidianità più spicciola del suo rapporto con il compagno Carl e le sue fisime; le testimonianze del compositore russo nei suoi rapporti con l'ambiente culturale e musicale sovietico insieme a quelle spesso dissacranti sulle debolezze della sua vita coniugale e famigliare, impastate di piccinerie e memorie dolorose.

Impareggiabilmente ironiche le - finte - trascrizioni d'archivio sulle convocazioni che Dvoinikov subiva dal boiardo di partito e mediocre musicista Galavamov, con tanto di processi sommari, ridicole imposizioni, sosia costretti a dialoghi pirandellianamente senza senso.

Lo stile, anzi meglio gli stili, si fondono amalgamandosi armonicamente, le diverse forme di narrazione permettono di mettere in mostra le diverse situazioni con registri e punti di vista diversi, che riescono a far emergere tante sfaccettature del protagonista, a volte in contraddizione tra di loro, senza disturbare il racconto.

Un solo tema di fondo, la libertà e il suo esprimersi attraverso le note musicali, viene analizzato e cucito - questa è appunto una rapsodia: una cucitura di diversi canti - da un ensemble di personaggi variamente e ben assortiti.

Una breve perla da leggere, con tanti riflessi, lieve e toccante insieme, resa preziosa anche dall'incompiutezza del finale, che arriva improvviso e senza spiegazioni, come accade a volte nella vita.

Giudizio:

+4stelle+

Recensione di Sakura

Russia, 1996: Ethan Prescott, giovane compositore americano, desidera rendere omaggio a Rafail Dvoinikov, raccogliendo nel corso di dieci lunghi incontri con l'anziano collega le testimonianze di una vita di sofferenza svilita da un impietoso oblio cui è stata relegata dal panorama musicale.
Ethan vorrebbe riscattare la memoria dell'artista, ormai ritiratosi nelle campagne russe con la sola compagnia della giovanissima assistente Polina, la quale farà anche da interprete tra i due musicisti. Quel che Ethan ricostruisce è la storia di un talento meraviglioso ingabbiato dalla folle burocrazia della Commissione staliniana, pronta a giudicare un assolo di violoncello come un invito alla licenziosità e un'assenza di trombone come un rifiuto della virilità del popolo russo. Costretto all'esilio dai soprusi del bigotto compositore Gavalamov, presidente della Commissione, Rafail viene privato dell'arte e della libertà, e condannato alla dimenticanza del proprio genio.

Con una pluralità di linguaggi sapientemente dosati, Morandini alterna in questo romanzo diaristica, narrativa, saggistica, verbali, epistolari: la vita di Ethan, da lui stesso raccontata nelle pagine del suo diario; la vita di Dvoinikov, ricostruita attraverso conversazioni, vecchi documenti, colloqui con la sua assistente; e, infine, un bizzarro racconto epistolare dal taglio voltairiano che immagina la corrispondenza tra un musicista settecentesco e uno, coevo, in viaggio nel futuro. Le storie s'intrecciano con naturalezza, la ricostruzione storica della Russia del primo Novecento è impressionante, così come pure la proprietà di linguaggio dell'autore che dimostra di sapersi districare tra i più diversi registri linguistici.

Un romanzo decisamente non mainstream, in special modo per le frequenti e puntualissime divagazioni estetiche che chi s'intende di musica saprà apprezzare più che degnamente - meglio di me, di certo, eufemisticamente ignorante in proposito.
Senza dubbio un libro d'alto livello, che si distacca da buona parte della compagine di scrittori italiani, esordienti o affermati che siano.

Giudizio:

+4stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Rapsodia su un solo tema
  • Autore: Claudio Morandini
  • Editore: Manni Editore
  • Data di Pubblicazione: 2010
  • Collana: Pretesti
  • ISBN-13: 9788862662420
  • Pagine: 272
  • Formato - Prezzo: Brossura - Euro 18,00

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