14 ottobre 2010

L'acchiapparatti - Francesco Barbi

Ghescik è il becchino di Tilos, un ometto gobbo e storpio che vive al cimitero, ai margini del paese. e che coltiva una passione gli scritti antichi. Una notte si presenta dall'amico Zaccaria, strambo e solitario acchiapparatti, con un libro rilegato in pelle scura, vinto grazie a una scommessa con lo speziale. Risale a epoche in cui la magia non era stata ancora messa al bando e sembrerebbe contenere le memorie di un defunto negromante. Ghescik non fa parola dello strano diadema rinvenuto in un sotterraneo della «torre maledetta», ma ha un solo modo per scoprire se certi suoi sospetti sono fondati: far tradurre il libro a Zaccaria che, inspiegabilmente, ha sempre avuto grandi doti come decifratore delle lingue arcane. Inseguiti dagli sgherri dello speziale, becchino e acchiapparatti verranno catapultati nei meandri di una vicenda terribile che non coinvolgerà i soliti eroi, ma una compagine di personaggi inconsueti: un cacciatore di taglie sfigurato, una prostituta dalle molte risorse, un gigante che parla per proverbi sgrammaticati e una schiera di feroci tagliagole.

Recensione

Nel panorama del fantasy italiano sembrerebbe arrivata una folata d'aria fresca, con un romanzo insolito e originale: "L'acchiapparatti" può vantare i personaggi più strampalati che si siano mai incontrati dalle nostre parti e una trama avvincente e per nulla scontata. Sia i protagonisti che i comprimari, ma anche le semplici comparse sono ben delineati, mostrando una vita propria e indipendente, e non danno affatto l'idea di seguire una strada già impostata. Le atmosfere si rifanno indubbiamente al calssico fantasy di Tolkien o Brooks senza però essere banali o già viste. Un pacchetto simile merita di essere trattato con i guanti bianchi, ma un'edizione forse frettolosa e certamente non accurata gli toglie freschezza, rendendolo pesante e ripetitivo.

Termini imprecisi (il nome corretto dei dadi d'osso è astragali), giri di parole, contorcimenti perifrastici, innumerevoli sinonimi per evitare ripetizioni anche quando non è necessario. Ad esempio, nella rissa del primo capitolo non si capisce quanti siano i personaggi coinvolti, solo perché l'autore non chiama per nome il misterioso giovanotto - tale Gelco, presentato nelle prime righe con tanto di testimoni. Ancora, a pag 50, Ghescik viene chiamato becchino, zoppo, gobbo, storpio, pur essendo l'unico personaggio presente.

Gli schemi si ripetono fino alla noia: si incontrano sempre "loschi figuri" che nel giro di due righe scopriamo di conoscere già. Il giochetto è carino, ma se dosato in modo adeguato. Lo stesso si può dire delle digressioni storico-socio-culturali che introducono numerosi capitoli: interessanti, ma fredde e decontestualizzate.
Di una madre che non tratta la propria creatura come un figlio, scrivere che lo guarda con occhi materni è una evidente contraddizione. Piuttosto pietà, dispiacere, dolore, compassione: gli occhi materni lasciamoli a chi prova un sentimento di madre, che lo sia oppure no.

Il magico cerchietto di metallo viene chiamato "diadema": è vero che in tempi passati il termine indicava una fascia metallica che cinge la fronte, ma il lettore di oggi, anno 2010, pensa a quello di Miss Italia.

Zaccaria, tra tutti i nomi da fantasy, stona un po', ma ci guadagna con la sua simpatia: peccato che sia un'accozzaglia esagerata del DSM-IV che lo rende poco plausibile.

La storia avrebbe davvero meritato uno sforzo in più: rispetto all'edizione precedente si vede lo sforzo compiuto, ma non è abbastanza, e lo dico a malincuore.

Giudizio:

+3stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: L'acchiapparatti
  • Autore: Francesco Barbi
  • Editore: Baldini Castoldi Dalai
  • Data di Pubblicazione: data
  • Collana: Romanzi e racconti
  • ISBN-13: 9788860736529
  • Pagine: 466
  • Formato - Prezzo: Rilegato, sovraccoperta - 18,50 Euro

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