14 gennaio 2010

Bran Mak Mork - Robert E. Howard

Un tempo, erano padroni delle terre d'Europa. Un tempo, erano dominatori di un impero immane. Ma quel tempo è stato molto tempo fa. Ora, dei Pitti, orgoglioso popolo di conquistatori e guerrieri, rimangono solamente sparse tribù di reietti ripiombati nelle tenebre della barbarie. Eppure, uno di loro rifiuta di cedere. E' Bran Mak Morn, il condottiero nelle cui vene scorre ancora il sangue degli avi. Così, all'incombere della minaccia dei celti, al sorgere della potenza del nuovo impero, quello di Roma, Bran Mak Morn è pronto ad accettare sfida dell'acciaio, ed è deciso a riportare il suo popolo sulla strada della gloria.

Recensione

Bran Mak Morn è uno dei personaggi più famosi usciti dalla penna di Howard e in questo libro vi sono raccolte le storie, uscite a suo tempo sulla rivista "Weird Tales", in cui viene almeno citato. Bran Mak Morn, nell'immaginario dello scrittore texano caposcuola di un certo modo di concepire il fantasy ritenuto agli antipodi di Tolkien, è l'ultimo re dei Pitti, i barbari per eccellenza fin dalla nascita dell'umanità, veri protagonisti dei racconti, ora valente e coraggioso popolo che tenta di contrastare i romani nei pressi del vallo di Adriano, ora popolo perduto che diventa leggendario per la propria malvagità e deformità.

La forza descrittiva ed evocativa è il marchio di fabbrica di Howard. L'autore riesce in poche pagine a rappresentare mondi lontani nel tempo (mi vien da dire eoni ed eoni fa, visto l'argomento), uomini senza paura forgiati nell'acciaio, potenti stregoni dal mistico magnetismo e battaglie violente in cui coraggio, onore, corpi fatti a pezzi e fiumi di sangue la fanno da padrone. I racconti migliori, a mio avviso, sono "Regni della notte", il lovecraftiano "Vermi della terra" e "L'uomo nero", con protagonista Turlogh Dubh.

La qualità dei racconti è alta, anche se molto altalenante. Alcuni racconti sono noiosi, appesantiti dal modo di scrivere antiquato (non in senso strettamente negativo) di Howard, e ogni tanto si nota qualche passaggio a vuoto. In più Bran Mak Morn, come personaggio, sembra avere delle ottime potenzialità, che sono state però poco sfruttate, e non ha né il carisma di Conan, a cui vennero dedicati interi cicli, né lo straordinario ed immaginifico mondo in cui si muove Kull il Valusiano, gli altri due personaggi che resero famoso lo scrittore morto suicida a trenta anni. Nel finale il racconto di Giuseppe Lippi, il curatore del libro, è gradevole ma nulla più.

In definitiva Bran Mak Morn può essere un ottimo inizio per chi volesse cominciare a leggere i libri di Howard e può considerarsi un leggero antipasto in preparazione alla ben più pesante lettura dei cicli dedicati a Conan.

Nota bene: sparse qua e là ci sono citazioni all'universo di H.P. Lovecraft (un vecchio gioco tra Howard e l'autore dei cicli su Chtulhu) e a Gilbert K. Chesterton ("L'osteria volante"). Questi sono perlomeno quelli che ho riconosciuto io. Al lettore più attento la sfida di trovare altre citazioni nascoste.

Dettagli del libro

  • Titolo: Bran Mak Morn
  • Titolo originale: Bran Mak Morn - The Last King
  • Autore: Robert E. Howard
  • Traduttore: Dario Rivarossa, eccetto "Regni della notte" tradotto da Giuseppe Lippi
  • Editore: Mondadori
  • Data di Pubblicazione: 2009
  • Collana: Epix
  • ISBN-13: 9772035770005
  • Pagine: 253
  • Formato - Prezzo: Brossura - Euro 4,90

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