13 dicembre 2009

Manuale di investigazione - Jedediah Berry

L'Agenzia investiga su tutto, e su tutti. Nei suoi immensi archivi viene classificato quanto accade nella cupa città là fuori. E il compito di Charles Unwin è ben preciso: organizzare in fascicoli i frammentari appunti del più celebre degli investigatori, Travis T. Sivart. Quando Sivart scompare, Unwin viene inopinatamente promosso detective e si fa carico delle indagini, che dovrà condurre affidandosi a due sole armi, un ombrello e un manuale di investigazione – questo, il libro che stiamo leggendo. Assistito da una segretaria narcolettica e da una femmina temibile riemersa dal passato, si ritrova a districare un mistero che a ogni passo sembra distorcersi e moltiplicarsi. Come può una mummia millenaria avere un'otturazione odontoiatrica? Dove sono finite tutte le sveglie della città? Perché manca il diciottesimo capitolo del Manuale? Sotto una pioggia che sembra non debba avere mai fine, Unwin si addentra in un mondo fatto di interni labirintici, di acque nere, o delle luci improvvise di un freak-show. Un mondo parallelo disegnato, si direbbe, dalle perversioni di uno scenografo impazzito o dal delirio di una mente criminale, dove a poco a poco il lettore, in un misto di curiosità, piacere e angoscia capisce di avere una sola certezza: che da questo sogno - da questo libro - non si sa come svegliarsi.

Recensione

Perché Jedediah Berry si sia piccato di trascrivere su carta uno straordinario film, sebbene non (ancora, almeno) girato da nessuno, resta un mistero. Inoltre, un mistero pieno di misteri: una città talmente vuota da sembrare abbandonata (e un primo enigma si nasconde dietro questa apparenza); un luna park, quello sì, abbandonato e marcescente (o è solo una visione?); un quartiere portuale fatto di vicoli talmente stretti bui e contorti da ricordare piuttosto un borgo medievale. A svettare su tutto, un tetro palazzone che si inerpica su, verso le nuvole basse, quasi un obelisco si dirà a un certo punto, che altro non è se non la fabbrica principale di tutto (misteri e soluzioni comprese) ovvero l'Agenzia Investigativa.
Su tutto, la pioggia; piove in continuazione, piove sempre, con insistenza o gocciolando, tanto che il personaggio principale (che vediamo sempre correre in bicicletta con questo suo ombrello al vento e non possiamo far altro che immaginarlo come un Monsieur Hulot - e non quello del balzacchiano “La cugina Bette” ma proprio quello irresistibile di Tati...) è fradicio fin giù nei calzini.

Al seguito di Charles Unwin (è così che si chiama il nostro Hulot), impiegato dell'Agenzia appena promosso detective, ruotano gli altri personaggi, chiamati in causa uno alla volta ma con legame di continuità: non è un entrare in scena casuale quello degli altri caratteri ma quasi uno scaturire l'uno dall'altro, e questa consequenzialità avrà la sua importanza nel determinare alcuni snodi narrativi.

Perché in realtà, il romanzo di Berry è prima di tutto una magnifica costruzione di senso. E' insieme giallo classico (uffici di detective con macchine da scrivere, lenti d'ingrandimento e tagliacarte d'argento) e trattato sulla teoria del complotto. Tutti coloro che compaiono sulla scena, siano protagonisti o semplici “comprimari”, si conoscono, hanno relazione reciproca precedente, stanno controllando mentre vengono controllati. E non è nemmeno più la cara vecchia teoria del grande fratello orwelliano, dell'occhio immanente che sempre ci osserva (“sempre vigili” è l'effettivo motto dell'Agenzia) ma siamo al controllo reciproco totale che non si sa da dove e da chi cominci e dove e con chi finisca. Chiunque è spia e spiato, non si salva nessuno, in nessuna direzione. Se l'improvvisa e misteriosa sparizione del detective più prestigioso dell'Agenzia (il palindromo Travis T. Sivart) è pretesto per scatenare questa grandiosa caccia all'uomo, è il sistema stesso che denuncia il suo più aberrante limite: il controllo è totale e definitivo e arriva persino, ecco l'invenzione che però si scopre solo un po' alla volta avanzando nella lettura, dentro i sogni delle persone o, meglio ancora, fin dentro l'inconscio.

Perché la grande costruzione di Berry, il tempio magnificente che questo libro sicuramente rappresenta è proprio questo: il pretesto di un libro giallo che invece di scandagliare un “semplice” mistero, si tuffa a testa in giù dentro l'inconscio. Lo fa poi alla maniera di Terry Gilliam (ecco perché parlavo di straordinario film in apertura) e di una visionarietà che terrà incollati alla pagina anche quei lettori meno avvezzi al genere onirico-fantastico proprio per la ricchezza e complessità della costruzione narrativa. In sostanza, anche i pochi momenti di stanca si superano di slancio per andare a scoprire l'oltre, quel che viene dopo, il colpo di scena che intuiamo dietro l'angolo.

Insomma, senza dubbio costruzione complessa, senza dubbio racconto a tratti davvero surreale e costruzione divertita che l'autore non nasconde affatto: è quindi certamente romanzo ma anche riflessione metalinguistica su come si costruisce un opera di genere. Il romanzo infatti cita se stesso ovvero il “manuale di investigazione” che i detective dell'Agenzia usano altro non è se non il libro medesimo che abbiamo in mano noi lettori... Insomma, uno dei continui rebus nel rebus che il libro propone. Il cortocircuito del cortocircuito avviene naturalmente andando verso il finale quando l'analisi e la registrazione su supporto magnetico dei sogni di alcuni dei protagonisti dovrà contribuire, utilizzando un ulteriore stereotipo del genere giallo ovvero quello del “sincronizzare gli orologi”, alla salvezza del detective scomparso e infine ritrovato.

La soluzione del mistero non avverrà, insomma, mettendo in fila uno dietro l'altro gli indizi raccolti durante l'indagine oppure affidandosi alle capacità analitiche e deduttive dell'eroe-investigatore. La soluzione saranno brandelli di vite, incastri di ricordi, sogni riportati alla luce, cervelli dai fortissimi poteri telepatici (il malvagio Enoch Hoffmann in primis), distorsioni spazio-temporali ed irreprensibili (almeno in teoria) impiegati dell'Agenzia. Con l'inconscio che viene prima, dopo e durante e vedrete che sorprese!

Mentre sull'inconscio piove, piove in continuazione.
Ah!, dimenticavo: non perdetevi il lussuoso sito dedicato interamente al romanzo... QUI.

Dettagli del libro

  • Titolo: Manuale di investigazione
  • Titolo originale: The Manual of Detection
  • Autore: Jedediah Berry
  • Traduttore: Ombretta Giumelli
  • Editore: Adelphi
  • Data di Pubblicazione: 2009
  • Collana: Fabula
  • ISBN-13: 978-88-459-2438-5
  • Pagine: 284
  • Formato - Prezzo: Brossura - Euro 19.00

2 Commenti a “Manuale di investigazione - Jedediah Berry”

  • 7 dicembre 2009 alle ore 16:39
    Anonimo says:

    Ti ho risposto da me.
    Rispetto questo libro mi pare molto intrigante da come ne parli. Io leggo... anzi.. non leggo gialli... per ora ma pare molto interessante questo libro.
    Bello l'appunto sulla pioggia, quel piove sempre che accompagna un pò come colonna sonora...

  • 7 dicembre 2009 alle ore 18:14
    desian says:

    @occhi di notte: non saprei se questo si può definire semplicemente un giallo. Certo, ne ha in parte la struttura ma è qualcosa di più: per me è comunque un romanzo che abbraccia tante situazioni e tende a giocare con i generi e con diversi di questi, dal giallo appunto al gotico fin quasi alla fantascienza...

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