8 dicembre 2009

La città fantasma - Patrick McGrath

"Tre storie su New York, uno scrittore che racconta le sue ossessioni su amore e follia attraverso una città fantasma, cuore dell'impero, certo, ma anche luogo impaziente e spietato che non riesce a invecchiare."
Leonetta Bentivoglio, la Repubblica

"L'attacco alle Torri gemelle di New York è solo uno spunto per affrontare senza retorica né banalità un tema di portata universale e metafisica, l'immanenza ineludibile del dolore."
Stefano Manferlotti, Il Mattino

Recensione

Quando parliamo della New York post-11 settembre non si può fare a meno di imbattersi in mostri sacri della modernità letteraria, uno per tutti De Lillo. Poi però, accanto al non-plus-ultra che fa tanto moda & chic citare sempre, troviamo approcci più classici, meno "spettacolari"; quasi come osservare lo stesso mondo, che l'industria culturale si affretta a celebrare in primis sul mercato, da una nicchia appartata e con sguardo impacciato, quasi timido. L'operazione McGrath sembra avere questo scopo: l'unico classico semplice motivo che dovrebbe spingere lo scrittore, il racconto. L'autore di Follia divide in tre quadri la sua elegia newyorchese abbracciando l'intera storia della città: nel primo racconto, L'anno della forca (il meno efficace devo dire, rumoroso e sporco), vediamo gli anni della guerra d'indipendenza, con l'occupazione inglese della città, ripercorsi a circa 50 anni di distanza da colui che all'epoca era solo un bambino e che, mentre racconta nel 1832, è ormai moribondo a causa di un'epidemia di peste. Il senso di colpa, per esser stato involontaria causa dell'impiccaggione della madre-patriota, non lo ha abbandonato mai, neanche ora in punto di morte.

Il secondo racconto si chiama Julius ed è, a mio avviso, il perno su cui si incentra l'intera raccolta: un racconto perfetto nei toni, nel grado di suspence, nella finissima analisi psicologica, nelle descrizioni di ambiente (siamo in una ricca famiglia di mercanti) e della città all'epoca. Il periodo storico è, in questo caso, quello del grande sviluppo mercantile della città e la cronologia, attraverso quattro generazioni, si affaccia fin all'inizio del Novecento. Tutto il racconto si regge magistralmente sull'assunto che l'amore negato porta inevitabilmente alla follia: sicuramente "il" tema classico di McGrath, o almeno la sua ossessione principale, e va detto che la costruzione stessa del racconto mostra l'assoluta padronanza dei meccanismi narrativi, dell'accortezza nello svelare la storia poco alla volta e con grande tatto: quello che sembra un crescendo assoluto nel tono della tragedia, quasi melodrammatica, si rivela in realtà una vite senza fine che non ha climax né scioglimento e che ci trascina, lettori ipnotizzati, nel gorgo con sé. Grande bravura.

Il terzo racconto, infine, Ground Zero, arriva all'oggi ma, come gli altri due che lo precedono, parla della medesima sostanza: il dolore, il male, la paura. La voce narrante è quella di una psichiatra che racconta la sua personale ossessione del terrore post-11 settembre mascherandola dietro l'ossessione del suo paziente, un uomo che ha difficoltà a rapportarsi con le donne. In realtà, poco alla volta, scopriremo che la devastazione non sta nella psiche dell'uomo (che tutto sommato trova un suo equilibrio) ma in quella dell'analista stessa che proietta inconsciamente su di lui le sue fobie e il suo personale terrore, tutto acquisito dopo l'attacco alle Torri Gemelle. Insomma, il terrorismo non colpisce nel mucchio ma arriva fin negli anfratti più protetti (e che dovrebbero essere dotati di strumenti ben superiori alla media) delle persone che dovrebbero invece aiutare gli altri.

A ben vedere, quindi, quello che potrebbe a prima vista sembrare l'ennesimo confronto con l'11 settembre, si rivela libro ben più complesso e certamente legato al suo autore: McGrath ci parla delle sue ossessioni, quelle che percorrono anche gli altri suoi libri (senz'altro "Follia" in primis), dei temi a lui cari e che, evidentemente da psicologo a sua volta, conosce e maneggia alla perfezione. In secondo luogo, un ritratto di New York che ne attraversa la storia e non si limita solo alla tragedia presente ma ne mette in risalto grandezze e meschinità lungo il suo intero cammino di città-mondo, di simbolo planetario. Infine, una sottile inquietudine ci accompagna nel seguire i vari personaggi con le loro tragedie: un senso di abbandono ad un destino troppo grande, il cieco furore di scelte dovute all'ignoranza e alla malafede, l'assoluta vulnerabilità del singolo essere umano persino di fronte a se stesso e alle chiavi per interpretare il presente.

Dettagli del libro

  • Titolo: La città fantasma. Manhattan ieri e oggi
  • Titolo originale: Ghost Town. Tales of Manhattan Then and Now
  • Autore: Patrick McGrath
  • Traduttore: Alberto Cristofori
  • Editore: Bompiani
  • Data di Pubblicazione: 2007
  • Collana: Tascabili Bompiani
  • ISBN-13: 978-88-452-5870-1
  • Pagine: 182
  • Formato - Prezzo: Brossura - Euro 7,40

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