5 novembre 2009

La versione di Barney - Mordecai Richler

La vita allegramente dissipata e profondamente scorretta di Barney Panofsky, personaggio fuori misura, indifferente a tutto ciò che ottunde la vita. Una delle storie più divertenti che siano mai state raccontate.







Recensione

Sono sempre stato, e rimango, una spaventosa testa di cazzo, un uomo cattivo, che gode nel vedere quelli migliori di lui trascinati nella polvere.
Questo è l'autoritratto che Barney Panofsky fa di se stesso. Un autoritratto impietoso e anche un po' ingeneroso. Barney non è così male, anzi. Certo è uno un po' fuori dalle righe (a voler usare un eufemismo), un ubriacone patentato con uno straordinario talento nel mandare in vacca tutto ciò che di buono gli capita nella vita, un sessantasettenne livoroso, in perenne fuga da se stesso e con un passato fatto di velleità artistiche coltivate nella Parigi culla d'intellettuali del dopoguerra e amaramente in contrasto con il presente che gli ha portato l'agiatezza economica tramite prima il contrabbando e poi la produzione di sceneggiati televisivi di quart'ordine.
Ma dietro questa insicurezza rancorosa, questa ostentata indifferenza verso il prossimo, condita con un esibito cinismo, c'è un uomo pieno di vita, generoso, capace di profondi affetti e sinceri sentimenti, oltre che di un senso dell'umorismo unico.

Questa mole di contraddizioni ci viene riversata addosso in un fiume di parole che dura quasi cinquecento pagine, apparentemente scandite da una precisa sequenza temporale data dalla suddivisione del romanzo in tre parti, una per ognuna delle tre signore Panofsky, e che si rivela in realtà un flusso di coscienza che ignora qualsiasi regola di sequenzialità e risulta all'inizio spiazzante. Questo perché Barney non è un narratore rigoroso: l'Alzheimer incipiente scava crudelmente buchi nella sua memoria, la quale, dal canto suo, funziona per libera associazione di idee; così basta una parola o un nome per suggerire il ricordo di un avvenimento totalmente lontano nel tempo e nei protagonisti rispetto a ciò che fino a due righe prima Barney ci stava raccontando. Del resto, questa è appunto, la sua versione: egli si frappone fra l'autore e il lettore con l'intento di portare chiarezza su alcuni episodi ambigui della sua vita e finendo col mettere in piedi un racconto che disattende in continuazione le aspettative del lettore, il quale fino all'ultimo si domanda fino a che punto credere ad uno che esplicitamente si definisce un contaballe.

Lo scopo dichiarato di questo girotondo di storie e personaggi è quello di discolparsi dall'infamante accusa di aver ucciso il suo migliore amico Boogie, ma raccontare i tragici eventi di poche ore non è cosa facile per un uomo dalla vita così piena: ci sono tante cose da spiegare, tanti personaggi che richiedono di dire la propria, c'è la Seconda Signora Panofsky con la sua incontrollabile logorrea verbale, c'è quell'inferno di donna di Clara, pazza e geniale, il vecchio Izzy con i suoi aneddoti sconci e le sue sbronze, quella carogna di Terry McIver e il suo imperdonabile successo come romanziere, e soprattutto c'è Miriam ("Miriam, mia dolce Miriam"), amatissima terza moglie, angelo custode e infinito rimpianto del nostro. E così Barney divaga, tergiversa, si perde fra passato e presente in un susseguirsi di digressioni esilaranti che mostrano un uomo impegnato a fare il bastian contrario di professione mentre ogni cosa attorno a lui sfugge al suo controllo e il destino si diverte a portare a conclusioni paradossali ogni sua azione, dimostrando un senso dell'umorismo all'altezza di quello del nostro caustico protagonista.
Barney cova molti rancori, che sono poi il motore della narrazione; Miriam che lo conosce bene lo definisce addirittura un "collezionista di rancori", ma alla fine il suo astio si concentra soprattutto su se stesso e sulla sua apparente mediocrità ("Io detesto quasi tutti quelli che conosco, ma nessuno quanto il molto disonorevole Barney Panofsky").

Tuttavia credo che questo libro sia molto di più delle confessioni di un ebreo rabbioso, i temi trattati sono molteplici così come molteplici sono i toni e le sfumature della narrazione: c'è la malinconia di un uomo che ha vissuto davvero e a cui ora la malattia sta portando via i ricordi e la dignità, c'è la memoria di una generazione che va perdendosi nel tempo, c'è la storia del Canada e delle difficoltà della sua multiculturalità, c'è la cultura yiddish con le sue contraddizioni, c'è l'antisemitismo nelle sue mille espressioni e soprattutto ci sono i sentimenti più puri, l'amore per i figli e per la moglie, il senso della famiglia. Un libro per cui non basta una sola lettura anche perché, arrivati in fondo, non si può non sentire la mancanza di Barney Parnofsky.
Ah, dimenticavo: alla fine, tra mille divagazioni, il giallo della morte di Boogie si risolve, basta aspettare l'ultimissimo capoverso dell'ultimissima pagina. Geniale.

Dettagli del libro

  • Titolo: La versione di Barney
  • Titolo originale: Barney's Version
  • Autore: Mordecai Richler
  • Traduttore: Matteo Codignola
  • Editore: Adelphi
  • Data di Pubblicazione: 200
  • Collana: Gli Adelphi
  • ISBN-13: 9788845919824
  • Pagine: 484
  • Formato - Prezzo: Brossura - Euro 12,00

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