17 settembre 2009

Fight Club - Chuck Palahniuk

Tyler Durden è un giovane che si trascina in una vita di bugie e fallimenti, disilluso dalla cultura vacua e consumistica che impera nel mondo occidentale. Sua unica valvola di sfogo sono gli incontri clandestini di boxe nei sotterranei dei bar. Tyler crede di aver trovato una strada per riscattare il vuoto della propria vita, ma nel suo mondo non c'è posto per alcuna regola, freno, o limite.




Recensione

Non sono un’estimatrice di Palahniuk (è il suo primo libro che leggo) e non sono un’amante del genere pulp, che in questo caso specifico può riassumersi come ‘sesso-violenza-droga-perché-io-sono-contro-la-società-capitalistica-yeah’. Andiamo, Palahniuk, tu e i tuoi personaggi i sedici anni li avete superati da un pezzo, no? E’ finita l’età del remar contro perché questo mondo fa schifo e del comportarsi contro le regole per metterlo a soqquadro, cazzo, dico, sbaglio?

Fight Club, per buona pace del mio giudizio, si sovrappone solo in parte a questa definizione, e riesce a raggiungere una sua unità e genialità di fondo grazie a scelte narrative impeccabili. La prima metà, però, non riesce a staccarsi il bollino che le ho appiccicato.
Il primo capitolo, ben lungi dall’essere comprensibile, mostra il protagonista (che narra in prima persona) nell’ultimo atto della storia: sarà il resto del romanzo a spiegarci gli antefatti, fino al momento della ricongiunzione con l’incipit. La parte iniziale del libro è pressoché incomprensibile: conosciamo il protagonista e il suo lavoro, conosciamo una certa Marla che non si capisce cosa faccia e cosa voglia, conosciamo un certo Tyler apparso di punto in bianco, intuiamo l’andazzo del romanzo: personaggi depressi, insonni, drogati. Ci vorranno decine di pagine per entrare nel vivo, collocare ogni apparizione al suo posto, capire chi abita dove e con chi, chi lavora con chi, superare (almeno nel mio caso) l’insofferenza verso chi deve far del male a sé e agli altri perché sì.

Poi arriva l’illuminazione: il Fight Club. Finalmente, qualcosa nel romanzo inizia ad acquisire un senso, ed entriamo lentamente nei meccanismi dell’opera: il Fight Club è un luogo dove staccare la spina, dove darsi alla violenza e basta. Togliti la camicia, sfilati le scarpe e picchia più forte che puoi. In un crescendo di violenza e di repulsione (sapone creato con il grasso degli scarti da liposuzione, disgustose ‘aggiunte’ nei piatti di un ristorante, orrende ustioni nella pelle a mo’ di marchi causate con la liscivia, incubi fuorvianti e repellenti castrazioni), il Fight Club fondato dalla mente malata trova la sua naturale evoluzione nel Progetto Caos: sovverti ogni regola, danneggia, uccidi, metti a soqquadro, finché…
Finché? Finché il Progetto Caos non diventa un’organizzazione con quelle stesse regole che si tentano di eliminare nella società capitalistica? Quando si è annullato l’ordine, non è forse il disordine il nuovo ordine?

Un libro irritante e disturbante, da leggere e interpretare, capace (inaspettatamente e banalmente) di far riflettere, nel bene o nel male.

Giudizio:

+4stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Fight Club
  • Titolo originale: Fight Club
  • Autore: Chuck Palahniuk
  • Traduttore: Tullio Dobner
  • Editore: Mondadori
  • Data di Pubblicazione: 2004
  • Collana: Piccola Biblioteca Oscar
  • ISBN-13: 9788804508359
  • Pagine: 223
  • Formato - Prezzo: Brossura - Euro 8,80

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